Da oggi, venerdì 1 dicembre, è disponibile in tutti gli store digitali il nuovo singolo “CANZONI BRUTTE” di PAOLO BENVEGNÙ.
Il brano anticipa il nuovo album di inediti del cantautore-artigiano “È INUTILE PARLARE D’AMORE” (Woodworm / distribuito da Universal Music Italia) in uscita il 12 gennaio in digitale e il 19 gennaio in CD e Vinile, che BENVEGNÙ presenterà dal vivo nel tour “È INUTILE PARLARE D’AMORE – LIVE 2024”.
Queste le prima date annunciate del tour “È INUTILE PARLARE D’AMORE – LIVE 2024”, organizzato da Magellano Concerti e prodotto da Officine della Cultura e Whodo:
Sabato 20 gennaio 2024 @ Glue – FIRENZE
Giovedì 8 febbraio 2024 @ Hiroshima Mon Amour – TORINO
Venerdì 9 febbraio 2024 @ Latteria Molloy – BRESCIA
Giovedì 22 febbraio @ Monk – ROMA
Venerdì 23 febbraio @ Kalinka Dude - SOLIERA (MO)
I biglietti per i concerti di Torino, Brescia, Roma e Soliera (MO) saranno disponibili in prevendita dalle ore 16:00 di oggi, venerdì 1 dicembre. La data di Firenze è ad ingresso gratuito con tessera annuale. Per tutte le info: www.magellanoconcerti.it
Tornando al nuovo singolo, "CANZONI BRUTTE", racconta Benvegnù, «è un’ammissione disfunzionale, una resa all'improbabilità di raggiungimento, una vendetta formale contro il più bravo. Gli esseri umani non sono scatole da valutare solo per prestazione, ma sono corpi e sentimenti in urto. Da qui, una canzone per i poeti minori, per i linotipisti, gli addetti ai telegrammi, i carbonai, i venditori di ghiaccio secco. È l'ammissione di mediocrità di Salieri a Mozart ed al mondo intero, la rivincita di Robin su Batman, la magia di Anna che sovrasta Elsa, il ghigno beffardo di Pippo mentre porta a casa Topolino ubriaco. È una canzone per pittori misconosciuti, per i mediocri di ogni tempo, per gli incapaci di Eccellenza, per noi Very Normal People».
Questo brano è stato ideato e registrato da Benvegnù e i suoi musicisti in automobili, sgabuzzini, ex garages, biblioteche e mercatini dell'usato, cercando il polso esatto del contrario alla Bellezza. Microfoni accesi al pragmatismo ed alla coscienza del Consumare, per cercare di realizzare un suono altamente post-capitalistico, coerente al momento storico entusiasmante che ci avvolge.
È una riflessione sullo stato dell’Arte nel nostro tempo, quell’Arte che, secondo Benvegnù, sta diventando sempre più intrattenimento, andando a perdere il fondamento di ricerca che dovrebbe contraddistinguerla. Se è vero che c’è molta domanda di divertimento e intrattenimento, è altrettanto vero che senza frequentare la ricerca, in primis come atto di formazione identitaria, si rischia una sorta di carenza contenutistica a beneficio di risultati, numeri e primi posti.
C’era un tempo in cui prevaleva la ricerca dell’identità ma ultimamente sembra si voglia godere maggiormente dell’eredità. Ognuno vuole sentirsi Dio, forse un Dio che vuole trasformare la musica in matematica (e non parliamo di quella connessione tra le due che intuì Pitagora), in strumento puramente atto a far cantare, ballare, a intrattenere “pazienti in fila per il mare hanno canzoni da cantare”, in qualcosa che oscilli “tra bieca semplificazione e volontà di seduzione”, in “frasi che non c’entrano niente ma piaccion tanto alla gente che ci si può identificare e scaricare e poi comprare”.
Siamo diventati esseri umani totalmente immersi nella tecnologia, in un tempo e spazio sempre più veloci e affannosi, in un mondo richiedente e in cui bisogna essere performanti e sempre “sul pezzo”. Il nostro tempo medio di attenzione va da qualche secondo a qualche minuto, perciò la fruizione del godimento deve essere immediata.
Il talento, che per definizione è un “complesso di doti intellettuali”, diventa merce, un prodotto commerciale, ma un talento che nasce fagocitando input elaborati ed espressi alla velocità della luce, rischia di durare poco ed è un talento che costruisce solo ambizione, non felicità.
E allora, se manca la felicità, “alzati che ci sta un sacco da odiare, per fare musica, per guadagnare”.
“CANZONI BRUTTE” sarà contenuto nel nuovo progetto discografico di Benvegnù “È INUTILE PARLARE D’AMORE” che segue la pubblicazione dell’EP “SOLO FIORI”.
Se quest’ultimo era una sorta di raccolta di racconti anticipatori, un cortometraggio possiamo dire, il nuovo album, spiega Benvegnù «è un vero e proprio romanzo di formazione, la sceneggiatura di un film che nessuno girerà e di cui nessuno sentiva il bisogno. Ogni atto di costruzione gratuito, del resto, in un mondo intriso di pragmatismo e di volontà di posizione, è un atto inutile. Tutto ciò che non è visto è inutile».
E c’è, chiaramente e dichiaratamente, una connessione, un fil-rouge, tra “SOLO FIORI” e “È INUTILE PARLARE D’AMORE”: nel pragmatismo post-moderno che viviamo, l'amore è inutile come guardare e donare fiori. Siamo schiacciati da altro. Aquiloni fermi a terra. Motori immobili. L'unica libertà, presente e futura, sta nell'inutilità. Dell'amare. Dell'essere. Più inutili si è, più si è liberi.
Ci sono tre parole che raccontano perfettamente chi è PAOLO BENVEGNÙ e sono CANTAUTORE (per la Treccani “cantante di musica leggera che interpreta brani scritti o musicati da lui stesso. Il termine cantautore entrò in voga in Italia agli inizi degli anni 1960, quando alla canzone di intrattenimento e di largo consumo si cominciò a contrapporre una nuova forma, capace di affrontare tematiche non soltanto ‘leggere’, ma anche sociali e politiche), SCRITTORE (per la TRECCANI: scrittore /skri't:ore/ s. m. [lat. scriptor -ōris, der. di scriptus, part. pass. di scribĕre "scrivere"] (f. -trice). - [chi compone e scrive opere con intento artistico: uno s. famoso] ≈ autore, penna. ⇑ letterato. ⇓ drammaturgo, narratore, poeta, romanziere, sceneggiatore) e INTELLETTUALE (sempre per la TRECCANI: Persona colta, che ha il gusto del bello e dell’arte o che si dedica attivamente alla produzione letteraria e artistica, ma anche individuo che svolge attività lavorativa di tipo culturale o nella quale prevalenti sono la riflessione e l’elaborazione autonoma).